Questa è la situazione che
c'è ancora nella nostra società. Vi sono amici dei poveri che sono
nel primo gruppo e quelli che si trovano nel secondo.
La
situazione attuale tende a mostrare che fra questi due gruppi di
amici dei poveri, un gruppo ha maggior forza
dell'altro.
Mgole e i figli erano stati colpiti dallo
stupore, non sapevano cosa fare. Quando l'ammalato emise un rumore
trasalirono. 'Vostro padre muore,' disse, 'mettete le mani sul
suo petto.' Quando lo toccarono, cominciò ad aprire lentamente
gli occhi. Si vedeva chiaramente che li apriva con difficoltà' per
poter compiere il lavoro che gli era stato assegnato dagli anziani -
il testamento. Cercò di aprire la bocca, dopo improvvisamente chiuse
di nuovo gli occhi. 'Smussa! Chiama i vicini!' disse Mgole con
preoccupazione. Il silenzio dominò la stanza quando uscì Smussa.
I restanti non erano certi se tutto fosse finito o no. Dopo breve
tempo Smussa ritornò con due vicini. Il petto dell'ammalato ancora
saliva e scendeva. Quando i vicini lo videro borbottarono mostrando
i segni della rassegnazione. Tutti ora stavano guardando il letto.
Soltanto Mgole stava in piedi vicino al letto con una mano alla
guancia. Il silenzio che seguì fece scoppiare a piangere Mgole. Le
sue prime lacrime gocciolarono, ma le seguenti si riversarono in
abbondanza e scesero lungo il naso e la bocca. All'improvviso
l'ammalato emise un forte sospiro/rumore che fece trasalire i
presenti. Un vicino si alzò subito per chiudere i suoi occhi
pensando che fosse arrivata la fine dei dolori. Ma quando fu in
piedi vide gli occhi dell'ammalato un po’ come se stessero
guardando. L'ammalato ora provò ad aprire la bocca, e con
difficoltà, le parole che i suoi figli stavano aspettando,
cominciarono ad uscirgli. 'Figli miei, mu... muoio. Sono nato
povero, sono morto povero. Non so cosa erediterete. Non ho niente da
lasciarvi eccetto la mia povertà. Per lavorare, ho lavorato. Non
sono stato un fannullone. Ho lavorato la terra dalla mia infanzia
fino ad oggi; ma la mia situazione è stata sempre la stessa. C'è
qualcosa che non va bene nella nostra società. Ma io non la conosco.
Quello che so è che io sono povero. Sono nato nudo e sarò seppellito
nudo in questo mio piccolo lenzuolo. Sono solo i poveri che
conoscono il significato della morte dei poveri.'
Qui si
riposò un po’, cercò di passare la lingua sulle labbra per ridurne
la aridità. I presenti erano in silenzio ad ascoltare l'ammalato
mentre diceva parole che non erano a loro estranee: quasi ogni uomo
morto in questo villaggio è morto lamentandosi della sua
povertà. 'Figli miei, quando moriamo noi poveri gli Uomini dicono
che noi abbiamo leccato la polvere, figli miei. Noi lecchiamo la
polvere. Quelli che muoiono sono gli Uomini. Gli Uomini benestanti
che si lasciano dietro delle cose.' In quel momento il suo magro
cane, entrato senza che i presenti lo avessero potuto scoprire,
cominciò a leccare le piaghe purulenti dei piedi dell'ammalato. I
presenti lo colpirono. L'ammalato sentì e trasalì: fu come se
colpissero lui stesso. Infine disse: 'Lasciatelo. Lasciate questo
cane, figli miei. Non potete distruggere la vostra rabbia con il
cane. Morire, morire, muoio. Lasciate che mi lecchi. Noi poveri che
cosa possiamo possedere se non un cane; soltanto un cane è sotto di
noi assieme all'erba che calpestiamo tutti i giorni di Dio. Lasciate
che i cani ci lecchino mentre noi lecchiamo i piedi di quelli che
sono sopra di noi.' In quel momento le grida di una civetta
cominciarono a sentirsi sul tetto della casa. Coloro che stavano
dentro cominciarono ad essere molto turbati. Fu allora che
l'ammalato emise un lungo respiro e poi disse:
'Vado, i miei
padri mi chiamano; ho detto abbastanza per un uomo con orecchie che
vogliono ascoltare. Figli miei, portate questo tronco della vita di
povertà, portatelo sulle spalle; cercate di gettarlo per terra. Se
non ci riuscite provate di nuovo e di nuovo ancora. Ma non disperate
e non uccidetevi.'
Dopo queste parole l'ammalato chiuse di
nuovo gli occhi. I presenti restarono in silenzio aspettarono altre
parole. Ma l'ammalato emise un lungo respiro e poi seguì un
rumore/sospiro spaventoso. Questo rumore/respiro continuò a lungo. I
presenti stavano in silenzio - in attesa della morte.
Quando
questo rumore finì, l'ammalato cominciò a respirare affannosamente e
i suoi occhi, che ora mostravano l'arrivo della morte, adesso non si
muovevano e le palpebre non battevano. Ma ancora respirava
affannosamente. L'anima ancora tormentava il corpo. I presenti ora
cominciarono a capire che i suoi sensi si erano persi. L'ammalato
continuò a respirare in questo modo per molto tempo. Alla fine i due
vicini furono presi dalla sonnolenza, vacillarono e sobbalzarono
quando furono per cadere. Mgole e i figli erano ancora svegli. Ora i
loro occhi erano rossi e il pianto a singhiozzi di Mgole le fece
gonfiare le vene del collo. Al mattino presto, quando gli uccelli
cominciarono a cantare e ad accogliere gli abitanti del villaggio
nelle preoccupazioni quotidiane, l'ammalato raggiunse la riva della
sua vita. Questa mattina questi uccelli stavano anche cantando
all'ammalato i loro ultimi canti. Il respiro ora non si sentiva e il
cuore non mostrava segni di vita. I vicini scacciarono la loro
sonnolenza scuotendo le loro teste e si occuparono del compito che
li aveva portati lì. Immediatamente, l'ammalato si irrigidì, i
piedi e le mani tremarono come un uccello caduto in un fuoco
preparato da un uomo sconosciuto. Lentamente il suo corpo cominciò a
cedere, poi improvvisamente sussultò un po’, i vicini gli chiusero
gli occhi e la bocca, poi il suo collo cadde verso
sinistra.
In quel momento i pipistrelli cominciarono ad
uscire attraverso la finestra; un pipistrello passò vicino alla
lampada ad olio e le sue ali la spensero. Si fece buio. Uno dei
vicini prese il corpo dell'ammalato. Era freddo. Poi disse le parole
attese. 'È morto.' Proprio allora si sentì un forte pianto da
Mgole. Questo pianto era un segnale sufficiente per i compaesani che
lo sentirono. Quando continuò il pianto, capirono. Msusa e Kalenga
non piansero ad alta voce, ma molte lacrime uscirono dai loro
occhi.
Fu così che il povero Lugola morì. Una morte di molti
poveri. La mattina i compaesani si erano già radunati a casa del
Defunto. Sette giovani furono scelti per scavare la tomba lì sul
monte. 'Solo i poveri conoscono il significato della morte di un
povero.' Molti stavano in silenzio. Quelli che chiacchieravano
parlavano sottovoce. Ma tutti stavano in piedi, con i colli in
attesa di essere colpiti domani o dopodomani dall'ascia della
povertà - in attesa della morte.
Nella casa, il cadavere
veniva preparato per la sepoltura. Dopo essere stato lavato, fu
chiuso nel suo lenzuolo logoro con i pidocchi che cercavano ancora
di succhiare il suo sangue coagulato; poi fu chiuso nella coperta
con cui il Defunto era solito coprirsi. I capi della coperta furono
annodati ad un palo - alla testa e ai piedi. Era il momento di
portare il cadavere alla sepoltura. Erano circa le dieci quando due
uomini, uno davanti l'altro dietro, si videro uscire dalla casa del
defunto con il cadavere dondolante sotto quel palo. Il peso del
cadavere fece piegare il palo, mentre i portatori camminavano. Il
corteo per andare alla tomba ebbe inizio.
Il cadavere piegato
come un arco, continuava a dondolare come una culla dei bambini dei
ricchi. Non arrivarono lontano, subito un capo della coperta si
sciolse e il cadavere cadde per terra. I compaesani lo attorniarono
subito e lo riannodarono con più attenzione. Mgole cadde per terra
quando vide quello che era accaduto. Dopo breve tempo si fermò e per
il resto del cammino fu aiutata da due uomini. Mgole pianse. Le
lacrime le scesero fino al petto e bagnarono il suo seno secco
lasciato nudo a dondolare e saltellare sul petto a piangere la
condizione di povertà. Queste persone erano abituate a seppellire
i cadaveri su un monte molto noto; perché si sapeva che in passato,
durante il colonialismo, era venuto uno specialista a misurare la
terra e dopo aver visto che gran parte di questo villaggio aveva
minerali di valore, fu loro ordinato di seppellire i propri cadaveri
lì sul monte. L'Indipendenza ruppe i loro piani; perciò gli abitanti
di questo villaggio si coprivano di povertà, mangiavano povertà, ma
camminavano su una ricchezza di cui il Commissario del Distretto non
ne sapeva niente.
Il corteo cominciò ora a salire questo
monte e il cadavere ancora dondolava sotto il palo poggiato sulle
spalle di due persone. Quando salirono il monte, il corteo era
lungo, perché la strada per arrivare alla tomba era stretta. Le
persone furono obbligate a mettersi in fila, una dietro l'altra.
Perciò se guardi da lontano il corteo vedrai come un serpente che si
attorciglia strisciando lentamente verso la cima. Quando furono
arrivati sulla cima trovarono la tomba già scavata. Poiché c'era
ghiaia e molte pietre lì sulla montagna, la tomba era poco profonda;
questa era la profondità di molte tombe di queste persone. Il
cadavere fu deposto vicino alla tomba, poi un anziano del villaggio
fece un breve discorso. 'Amici miei. Noi tutti abbiamo conosciuto
Lugola che per molto tempo è stato il nostro presidente nelle
assemblee.
Oggi è qui che giace per terra e fra poco
prenderemo le zappe per coprirlo di terra. Dopo lo lasceremo qui
sulla montagna e la sera chiuderemo le porte delle nostre case
sapendo che nessuno busserà più. Ora è qui coricato, reclamando le
nostre lacrime. Se avessi il potere di risuscitare gli uomini,
risusciterei i nostri amici poveri che abbiamo seppellito su questa
montagna giorno dopo giorno. Saremmo molti e avremmo una forte voce
che aiuterebbe a cacciar via questa ristrettezza che abbiamo ora.
Imploriamo il potere, il potere non l'abbiamo; imploriamo aiuto, non
l’otteniamo; imploriamo cambiamenti, non li vediamo. L'Unione di
Lotta di poveri uomini è di poco conto, ma l'Unione delle Loro Idee
ha una forza come i proiettili. Fratelli miei, ora mettiamo a
giacere il nostro amico, che riposi.' Dopo questo breve discorso
il cadavere fu calato nella tomba. Quando quelli che ricevettero il
cadavere uscirono dalla fossa, i suoi familiari per primi vi
gettarono la terra; poi i compaesani presero le zappe e la
riempirono. Non passò molto tempo e vi fu un altro monticello fra i
molti che coprono le ossa di questi poveri. La gente allora cominciò
a scendere dalla montagna lentamente come era salita, le teste erano
piegate e parlavano sottovoce - in attesa della morte. Il cane
del Defunto restò lì vicino alla tomba. All'inizio si era
accoccolato e poi raspò la tomba con le unghie. Quando fu stanco si
distese sul fossetto con la tomba. Giacque lì giorno e notte per tre
giorni sperando che il suo protettore lasciasse questa casa dalla
porta che non si apriva. Invece gli abitanti del villaggio,
arrivati a casa della vedova il giorno della sepoltura, fecero le
condoglianze a Mgole ed ai suoi figli, dopo restarono un po’ e si
dispersero uno alla volta. E dopo tre giorni tornarono di nuovo alla
loro preoccupazione di ogni giorno - la povertà.
Questa fu la
morte di Lugola. La morte del presidente di un'associazione di
povertà. Fu solo una morte fra le molte morti che avvenivano giorno
e notte nel villaggio Mkalala. Tutti noi sappiamo che moriamo, ma
sono molte le persone che muoiono in situazione di povertà mentre
poche sono raggianti di salute e allevano uomini in grandi case e in
grandi campi, c'è una falla nella struttura di questa società, anche
se le sue città sono grandi ed hanno alte costruzione che toccano il
cielo. La gente povera moriva nel villaggio di Mkalala giorno e
notte. Coloro che potevano riscattarsi e cercare un modo per
risolvere i loro problemi hanno dimenticato ogni cosa quando sono
scesi dal monte con i loro piatti sulla testa. Quando sono usciti
dal monte - il luogo dove le ossa dei loro padri venivano seppelliti
– hanno incominciato a dimenarsi e a cercare i modi di far schiudere
le uova della ricchezza, e hanno dimenticato che in ogni sasso delle
fondamenta delle grandi case c’erano le ossa dei loro poveri padri.
Perciò sono persone di molte parole e teorie senza capo né
coda.
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